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Parlamento Europeo vs SWIFT 1-0
Non solo il Barroso II. La sessione plenaria del Parlamento Europeo conclusasi la scorsa settimana è stata fondamentale perlomeno per una decina di aspetti (che cercheremo di analizzare nei prossimi giorni!). Uno di questi è stata la bocciatura da parte del Parlamento dell’accordo “ad interim” USA-UE per il trasferimento dei dati bancari, detto anche accordo SWIFT.
Di cosa si tratta?
SWIFT è un operatore privato che gestisce trasferimenti bancari a livello internazionale. Nel 2006 si scopre che la società trasferisce dati di cittadini europei alle autorità statunitensi, senza alcun consenso da parte delle istituzioni comunitarie. Scoppia subito un caso internazionale, solo parzialmente risolto dalla costruzione di un nuovo centro in Svizzera, sempre da parte della SWIFT, dove “immagazzinare” i dati riguardanti il vecchio continente, invece di trasferirli direttamente negli USA. La necessità di un consenso da parte delle istituzioni comunitarie ha spinto la Commissione a presentare al Consiglio una bozza d’accordo UE-USA che è stata approvata “in fretta e furia” il 30 novembre scorso.
Perché la bocciatura è così importante?
Il giorno successivo all’approvazione dell’accordo da parte del Consiglio europeo entra in vigore il Trattato di Lisbona, il quale prevede che ogni accordo stipulato a livello europeo debba passare attraverso il voto del Parlamento europeo. Anche per questo motivo il Consiglio aveva stabilito che l’accordo SWIFT avesse dovuto rappresentare una “disciplina provvisoria” in attesa di un pronunciamento da parte del PE. Ciononostante, con l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona, anche tale accordo “ad interim” aveva bisogno di un voto parlamentare. La bocciatura dell’accordo in questione – la risoluzione che lo respinge è stata approvata con 378 voti favorevoli, 196 contrari e 31 astensioni – è dunque un’assoluta novità, dovuta principalmente al nuovo Trattato di Lisbona.
Perché l’accordo SWIFT è stato bocciato?
I numerosi interventi durante il dibattito parlamentare ci aiutano a comprendere i motivi della bocciatura. L’UE ha un «buon partenariato con gli Stati Uniti», ha sentenziato il popolare Ernst Strasser, ma «il modo in cui è nato questo testo non è stato ragionevole», polemizzando non solo sul voto “a porte chiuse” del Consiglio europeo il giorno prima dell’entrata in vigore del Trattato di Lisbona, ma anche sul fatto che le traduzioni dell’accordo siano giunte ai parlamentari soltanto il 25 gennaio! La relatrice, Jeanine Hennis-Plasschaert, liberale olandese, ha messo in luce anche un altro elemento di dissenso, deplorando che l’UE «continui a esternalizzare i suoi servizi di sicurezza agli Stati Uniti senza reciprocità».
Ed ora?
Ora la parola torna alla Commissione europea, che ha annunciato ieri che, «nelle prossime settimane» adotterà delle proposte per un accordo a lungo termine. Le linee guida negoziali «risponderanno alle preoccupazioni del Parlamento europeo e del Consiglio» e garantiranno «il massimo rispetto della privacy e protezione dei dati».
Una rete energetica sul Mar del Nord: il futuro delle fonti rinnovabili
Una rete energetica costruita sul Mar del Nord interamente alimentata da fonti rinnovabili. Questo è l’ambizioso progetto di 9 Paesi Europei – Germania, Francia, Belgio, Olanda, Lussemburgo, Danimarca, Svezia, Irlanda e Gran Bretagna – per far fronte agli impegni sottoscritti a Copenaghen.
Questa rete da 31 miliardi di euro, il cui progetto definitivo dovrebbe essere pronto per l’autunno, è destinata a coprire il 20% del fabbisogno energetico totale di questi paesi entro il 2020.
Questo sorprendente network collegherà tramite cavi sottomarini l’energia prodotta dalle turbine eoliche del nord della Scozia con quella proveniente dai pannelli solari tedeschi ed ancora sfrutterà l’energia delle onde delle coste belghe e danesi nonché l’energia idroelettrica proveniente dai fiordi norvegesi. Tale sistema sarà inoltre in grado di accumulare l’energia non immediatamente utilizzata.
Una vera e propria sfida capace di convincere anche i più scettici riguardo le potenzialità delle fonti rinnovabili.
La stessa Commissione Europea, entro la fine del 2010, dovrebbe pubblicare un rapporto sulla progettazione di una rete di energia rinnovabile nel Mar del Nord, i cui risultati potrebbero andare ad alimentare il già esistente progetto a 9.
Tra le idee in cantiere, anche il coinvolgimento del Maghreb. Gli scienziati dell’IE (Institute for Energy, istituto scientifico della Commissione Europea) sostengono infatti che all’Europa basterebbe solo lo 0,3% della luce solare assorbita dal Sahara e dalle altre zone desertiche mediorientali per soddisfare il suo fabbisogno energetico.